Artemide Zatti (1880-1951)

Artemide Zatti nacque a Boretto, in provincia di Reggio Emilia, il 12 ottobre 1880, da Luigi Zatti e Albina Vecchi, una famiglia di agricoltori.

Fin da piccolo fu abituato al lavoro e al sacrificio. A nove anni già si guadagnava la giornata da bracciante. Nel 1897 la famiglia Zatti, costretta dalla povertà, emigra in Argentina per stabilirsi a Bahía Blanca. Qui Artemide comincia a frequentare la parrocchia retta dai Salesiani e diventa collaboratore del parroco, don Carlo Cavalli, con il quale spesso condivide lavoro e preghiera.

Guarigione da tubercolosi…si dedica tutta la vita alla cura degli ammalati

Sente il desiderio di farsi salesiano, viene accettato come aspirante da Mons. Cagliero e, ormai ventenne, entra nella Casa di Bernal. Inizia a studiare con impegno per recuperare gli anni persi. La Provvidenza gli affida il compito di assistere un giovane sacerdote malato di tubercolosi, che poi muore nel 1902.

Il giorno in cui Artemide doveva ricevere l’abito clericale contrasse anch’egli la malattia. Tornato a casa, don Cavalli lo indirizzò presso l’Ospedale missionario di Viedma. Don Evarisio Garrone, forte dell’esperienza maturata nell’esercito, dirige l’ospedale. Insieme a lui Artemide chiede e ottiene da Maria Ausiliatrice la grazia della guarigione con la promessa, da parte sua, di dedicare tutta la vita alla cura degli ammalati. Guarì e mantenne la sua promessa. Prima cominciò ad occuparsi della farmacia annessa all’ospedale, dove imparò la logica di don Garrone: paga solo chi può. Morto poi don Garrone, ebbe la totale responsabilità.

La gente lo cercava e lo stimava

Nel 1908 emise i voti perpetui. Fu di una dedizione assoluta ai suoi ammalati. La gente lo cercava e lo stimava. Per il personale qualificato dell’ospedale era non solo un ottimo dirigente, ma soprattutto un grande cristiano.

C’è chi descrive così la sua giornata: “Alle 4,30 già in piedi. Meditazione e Messa. Visita tutti i reparti. Poi in bicicletta va ad assistere gli ammalati sparsi nella città. Dopo pranzo entusiastica partita a bocce con i convalescenti. Dalle 14 alle 18 nuova visita ai malati interni ed esterni all’ospedale. Fino alle 20 lavora in farmacia. Altro ritorno nelle corsie.

Fino alle 23 studia medicina, infine, lettura spirituale. Quindi riposo in permanente disponibilità di qualche chiamata”. Conseguì il diploma di infermiere.

Un Coadiutore come Don Bosco sognava

Nel 1913 fu l’animatore nella costruzione del nuovo ospedale che poi, con suo dispiacere, venne demolito. Senza scoraggiarsi ne attrezzò un’altro. Come don Bosco, fece della Provvidenza la prima e sicura entrata del bilancio delle opere a lui affidate. Maria Ausiliatrice non lo abbandonò mai. Quando don Bosco sognava i suoi coadiutori salesiani, sicuramente li desiderava santi come Artemide.

Nel 1950, caduto da una scala, fu costretto al riposo. Dopo qualche mese si manifestarono i sintomi di un cancro. Si spense il 15 Marzo 1951. Giovanni Paolo II lo beatificò il 14 aprile del 2002. La sua salma riposa nella cappella dei Salesiani a Viedma.

Venerabile il 7 luglio 1997; beatificato il 14 aprile 2002 da Giovanni Paolo II