Luigi Olivares (1873 – 1943)

Luigi Olivares nacque a Corbetta, in provincia di Milano, il 18 ottobre 1873, quarto di quindici figli. Un suo fratello diventerà missionario e una sorella canossiana.

Entra in seminario a Monza e poi a Milano. Da chierico conosce i salesiani grazie al suo direttore spirituale, che ne era un grande benefattore. Legge la vita di don Bosco e rimane colpito soprattutto dal suo sistema educativo, che aveva sperimentato in famiglia grazie alla madre. Conclusi gli studi viene ordinato sacerdote a Milano nel 1896.

Chiese subito di farsi salesiano, ma il suo vescovo, il Card. Ferrari, lo mandò, giovane prete di 22 anni, vicerettore del collegio arcivescovile di Saronno. Applicando il sistema preventivo, Luigi trasformò il seminario in una famiglia.

…solo dopo 8 anni

Dopo 8 anni ottenne di entrare tra i Salesiani. Dopo la professione, viene mandato a studiare e ad insegnare teologia morale e sociologia nello studentato di Foglizzo. Nel 1910 viene nominato direttore e parroco a Roma nella difficile parrocchia di Santa Maria Liberatrice al Testaccio. Il quartiere malfamato si trasforma visibilmente, grazie alla bontà del suo nuovo parroco: disse che avrebbe predicato anche per una sola vecchietta. Un giorno, schiaffeggiato per la strada da un violento, don Luigi gli dice: “Grazie!”, e presenta l’altra guancia. Da vero figlio di don Bosco è sempre in mezzo alla gente e ai giovani. Il suo confessionale è assediato dal mattino alla sera.

Nominato vescovo di Sutri e Nepi

Nel 1916 è scelto da Benedetto XV come vescovo di Sutri e Nepi. Detta a se stesso un regolamento in cinque punti: “Amerò la mia diocesi come una sposa. Nell’orazione tratterò con Gesù gli interessi delle anime e non prenderò alcuna decisione importante prima di averLo consultato. Eviterò il lusso e il superfluo. Avrò un orario e lo osserverò fedelmente. Tessera della mia vita episcopale: la carità disposta ad ogni sacrificio”.

Un vescovo nello stile di Don Bosco

Don Luigi è un vescovo nello stile di don Bosco: “Sono, per dono di Dio, cristiano, salesiano, sacerdote, e vescovo: devo farmi santo”. Visitava i carcerati e faceva catechismo ai giovani lavoratori. La carità pastorale, l’attenzione e l’elemosina alle famiglie povere, l’amore verso gli ultimi e la preferenza ai giovani più bisognosi furono le priorità dei suoi 26 anni di episcopato.

Morì fuori della sua diocesi il l9 maggio 1943, mentre predicava un Corso di Esercizi Spirituali ai Liceisti della casa salesiana di Pordenone. Aveva quasi settant’anni. Ora riposa a Nepi nella Cattedrale.