Giuseppe Quadrio (1921-1963)

Giuseppe Quadrio nacque a Vervio, in provincia di Sondrio, il 28 novembre del 1921 da Agostino e Giacomina Robustelli: una famiglia contadina, ricca di vita cristiana. La grazia di Dio aveva preso possesso del suo cuore fin da fanciullo tanto che, già a otto anni, si era dato un serio regolamento di vita, che terminava con le parole: “Cercherò di farmi santo”. Leggendo la Vita di don Bosco prestatagli dal parroco, sentì che quella salesiana sarebbe stata la sua famiglia.

Diventa salesiano nel 1937

Nel 1933 entrò nell’Istituto missionario d’Ivrea eccellendovi per intelligenza, ma soprattutto per bontà. Nel 1937 divenne salesiano, e fu scelto per frequentare la facoltà di filosofia presso la prestigiosa Università Gregoriana di Roma. Conseguito la Licenza a pieni voti, a soli 20 anni iniziò ad insegnare filosofia a Foglizzo tra i chierici studenti con chiarezza e profondità.

Nel 1943 iniziò, sempre alla Gregoriana, i corsi di teologia, alloggiando nella comunità salesiana del Sacro Cuore. Giuseppe è salesiano e imita lo studente Giovanni Bosco: dedica tutto il suo tempo libero alla cura degli “sciuscià”, gli orfani della Seconda Guerra mondiale. La sua interiorità e la sua amorevolezza salesiana andarono crescendo e manifestandosi sempre più.

Successo nello studio

Nel 1946, alla presenza di nove cardinali, compreso il futuro Paolo VI, difende in una solenne disputa teologica la definibilità dogmatica dell’Assunzione di Maria in cielo. Ottiene un successo che lo rende famoso nella Chiesa e in Congregazione. Pio XII si appoggerà anche ai suoi studi per definire solennemente il dogma di fede nel 1950.

I successi nello studio e la superiorità intellettuale non diminuirono la sua giovialità umile e servizievole, priva di qualsiasi manifestazione d’orgoglio. Ordinato sacerdote nel 1947, si laureò in teologia nel 1949. Lo stesso anno iniziò l’insegnamento nello Studentato Teologico di Torino.

Lasciò un segno profondo nei suoi numerosi alunni al PAS

Chiaro e incisivo, lasciò un segno profondo nei suoi numerosi alunni del Pontificio Ateneo Salesiano. La sua unione con Dio lo portò a raggiungere le vette della mistica. Si dirà di lui che quando saliva in cattedra il suo insegnamento era così accorato e profondo, che sembrava che la teologia prendesse fuoco.

Nel 1954 viene nominato “decano” della facoltà di teologia. Nel 1960 si manifestò un male incurabile: linfogranuloma maligno. Pienamente consapevole, continuò finché poté l’insegnamento e la partecipazione alla vita comunitaria. Anche all’ospedale manifestò il calore della sua bontà verso tutti.

“Il grande miracolo che Don Rua mi ha fatto – scrive pochi mesi prima della fine – è una pace immeritata e soavissima, che rende questi giorni di attesa prolungata i più belli e felici della mia vita”. Si spense il 23 ottobre 1963.