Alberto Marvelli (1918-1946)

Alberto Marvelli nasce il 21 marzo 1918 a Ferrara, secondogenito di sette fratelli. Quando con la famiglia si trasferisce a Rimini inizia a frequentare l’Oratorio salesiano.

Sempre disponibile, diventa catechista e animatore: il braccio destro dei salesiani. Ama e pratica ogni genere di sport. Prende come modelli Domenico Savio e Pier Giorgio Frassati.

Azione Cattolica, studente d’ingegneria

A 17 anni scrive nel suo diario un progetto di vita che rinnoverà strada facendo. Entra nel gruppo oratoriano dell’Azione Cattolica diventandone in breve tempo il presidente parrocchiale. Presta il suo servizio nella Chiesa di Rimini come vice presidente diocesano di AC. Studente d’ingegneria a Bologna, partecipa attivamente alla FUCI, rimanendo fedele con sacrificio all’eucaristia quotidiana. Nel giugno del 1942 si laurea e inizia a lavorare alla Fiat di Torino.

Svolge il servizio militare a Trieste, e riesce a trascinare all’Eucaristia molti suoi compagni. Durante la seconda guerra mondiale diventa apostolo tra gli sfollati e una vera provvidenza per i poveri.

Assessore comunale a Rimini

Dopo l’entrata degli alleati a Rimini viene nominato Assessore comunale all’Ufficio alloggi e ricostruzione, e ingegnere responsabile del Genio Civile: “I poveri passino subito – diceva -; gli altri possono aspettare”. Accetta di partecipare alle elezioni nelle liste della Democrazia Cristiana. Da tutti è riconosciuto cristiano impegnato, ma non fazioso, tanto che un avversario comunista dirà: “Può anche perdere il mio partito. Basta che diventi sindaco l’ingegner Marvelli”. Il vescovo lo nominò presidente dei laureati cattolici.

“Che mondo nuovo mi si è aperto contemplando Gesù sacramentato”

La devozione mariana e l’Eucaristia furono veramente le colonne della sua vita: “Che mondo nuovo mi si è aperto contemplando Gesù sacramentato – scrive nel suo diario -. Ogni qualvolta mi accosto alla santa Comunione, ogni qualvolta Gesù nella sua divinità e umanità entra in me, a contatto con la mia anima, è un accendersi di santi propositi, una fiamma che brucia e che consuma, ma che mi rende così felice!”. Morì investito da un camion militare il 5 ottobre del 1946. Fu, come voleva don Bosco, un buon cristiano e un onesto cittadino, impegnato nella Chiesa e nella società con un cuore salesiano. In giovinezza fece suo il motto: O vivere salendo o morire.

Venerabile il 22 marzo 1986; beatificato il 5 settembre 2004 da Giovanni Paolo II